20 maggio 2024
Turismo equestre, Natura a Cavallo case history di successo
Roma, 19 maggio 2024 – Il presidente di Natura a Cavallo, Mauro Ferrari, ha portato il nostro case history alla ‘Conferenza nazionale programmatica della mobilità e del turismo con il cavallo’ che si è tenuta al Consiglio Nazionale
dell’Economia e del Lavoro di Roma giovedì 16 maggio, organizzata da Asi Sport e Sociale, Final Furlong.
Ovviamente vogliamo tutti sapere come è andata questa giornata, in cui si è parlato di quella che è la nostra passione comune.
‘Una bella platea” ha esordito il Presidente, “molto operativa, dove tutti hanno portato cose concrete e hanno ribadito l’importanza del cavallo perché capace di stimolare e legare allo stesso tempo tante modalità di scoperta dell’ambiente, dell’enogastronomia e del turismo”.
Nuove iniziative all’orizzonte?
“Sicuramente quella di far vivere di più gli ippodromi come contenitori di iniziative legate al cavallo, anche se non legate al mondo ippico, e collegarli gli uni agli altri tramite una connessione tra le varie realtà regionali in occasione degli appuntamenti più importanti. Un modo per unire modi diversi di stare con i cavalli, che sono il minimo comun denominatore tra le diverse realtà. Poi la promozione del cavallo come ‘motore’ del turismo equestre che Federparchi ha in programma: il cavallo propri in quanto animale si integra alla perfezione in qualsiasi scenario naturale, e il suo utilizzo consapevole merita di essere promosso al pari di ogni altra modalità escursionistica”.
L’apporto di Natura a Cavallo quale è stato?
“Ho trasmesso il nostro punto di vista: a cavallo si vede di più e meglio di chi cammina, come ci aveva fatto giustamente notare una suorina da noi incontrata su un sentiero ormai qualche tempo fa. E anche quali sono gli obiettivi di NaC: riscoperta e divulgazione di cultura, gastronomia, ambiente insieme al nostro compagno Cavallo che noi facciamo da ospiti di un territorio. Questa precisazione è importante: siamo ospiti perché quando esploriamo una certa zona lo facciamo guidati da chi vive lì e ci ha invitai a conoscerlo: ognuno dei nostri soci in pratica invita gli altri a casa propria, facendoli partecipi di una connessione più profonda di quella di un ‘semplice’ turista”.
Questo presuppone a monte la volontà di includere altri nel proprio ambiente, o habitat se vogliamo.
“Infatti noi lo diciamo sempre: abbiamo bisogno di essere inclusi da altri, e probabilmente è anche per questo che ci viene naturale includere a nostra volta. Anche in Fiera Cavalli abbiamo portato esempi di nostri soci con abilità differenti di cui nessuno nemmeno si è accorto: perché a cavallo sono tutti uguali, siamo tutti uguali. Dai ragazzini agli anziani, dagli uomini alle donne, dai diversamente abili ai normo dotati. Va da sé che il nostro è un turismo lento, un modo di guardarci attorno al passo. E visto che noi abbiamo questa caratteristica, di fare naturalmente inclusione è logico che ci aspettiamo di essere a nostra volta inclusi nelle vie protette per persone a piedi o in bicicletta: la soluzione sono Vie Verdi comuni, percorsi condivisi tra i diversi fruitori. Oltretutto non costerebbe nulla, non c’è niente da costruire ex-novo: è semplicemente una questione burocratica”.
Un altro degli intervenuti all’incontro è il presidente di Anareai, Luca Marcora.
“Con loro ci piacerebbe parlare della valorizzazione delle razze equine autoctone italiane: il turismo equestre è uno degli impieghi ideali per questi cavalli, che sono il prodotto della storia e delle caratteristiche del loro territorio di cui sono grandi veicolatori. Molti di loro vengono acquistati dai paesi del Nord Europa, proprio per l’attività di diporto a cui sono così naturalmente vocati: occorre creare l’anello di congiunzione tra allevatori puri e utilizzatori finali in Italia, è un argomento di discussione molto interessante e che vorremmo approfondire”.
Individuando figure professionali in grado di addestrare i giovani cavalli si creerebbero ogni anno leve di rimonte ideali per il turismo equestre, soggetti spesso e volentieri nati sui pascoli che da sempre sanno camminare con piede sicuro sui terreni più accidentati, cresciuti in branco a contatto con altri puledri e cavalli adulti e già solo per questo equilibrati e ‘risolti’ dal punto di vista temperamentale; anche per questo ne partono tanti per i paesi del nord Europa, dove di cavalli se ne intendono parecchio.
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